Il concetto guida della progettazione e realizzazione
dell’ambizioso intervento di ristrutturazione dell’Isola di
S. Clemente, sede dell’ex manicomio femminile delle province venete
dismesso nel 1992, è stato quello di riscattare un’urbanità
negata trascrivendone complessità e stratificazione in una nuova
architettura del “riuso”.
Il progetto ha riguardato l’intera isola che, sita nella Laguna
di Venezia tra la Giudecca e il Lido misura circa 67500 mq di cui 24000
mq circa adibiti a parchi e viali, 13000 mq circa a cortili attrezzati,
18000 mq già usati a fini agricoli ed infine 11400 mq coperti da
fabbricati che si sviluppano per circa 27000 mq..
L’attuale configurazione dell’isola, di cui si ha notizia
a partire dal 1100 circa allorché vi fu fondato un hospitale con
piccola chiesa annessa, risale al periodo della dominazione austriaca
quando tra il 1858 e il 1873 fu avviata la costruzione di una casa di
cura composta da una serie di edifici, disposti secondo uno schema a pettine
attorno a cortili pavimentati, di dimensione e altezze diverse in una
sconnessione diventata materia di progetto; ai primi del ‘900 fu
aggiunto un nuovo padiglione separato dal corpo principale.
La destinazione d’uso monofunzionale, l’ampliamento della
superficie agricola necessaria per l’autosostentamento e la costruzione
di un alto muro perimetrale di recinzione hanno attivato la connotazione
dell’isola quale entità territoriale autonoma rispetto al
centro storico; questo elemento, unitamente alla posizione, alla presenza
di vaste aree verdi e alle caratteristiche tipologiche degli edifici l’
hanno resa particolarmente adatta ad una riconversione a struttura alberghiera.
La soluzione urbanistico - architettonica adottata ha avuto come obbiettivo
prioritario il rispetto assoluto del testo edilizio mantenuto quale elemento
di qualità e di riconoscibilità dell’intero intervento;
tale presupposto ha permesso di far convivere un complesso monumentale
di importanza unica con le esigenze derivate dalle nuove destinazioni
d’uso.
I singoli interventi di restauro hanno conservato e valorizzato gli elementi
architettonici e tipologici attraverso estese operazioni di recupero anche
di elementi ormai poco riconoscibili e deturpati da interventi successivi.
Gli interventi nuovi sono stati invece progettati come presenze distinguibili
ma armonizzate nel contesto del tessuto edilizio esistente.
Il restauro conservativo della quattrocentesca Chiesa di San Clemente,
che permette oggi di rileggere l’impianto originario alterato nel
tempo, ha avuto nelle sue finalità l’arresto possibile dei
processi di degrado ed il recupero di parti di rilevanza architettonica
e storico artistica mediante l’ applicazione di ogni compatibile
tecnica di restauro consolidata.
La nuova organizzazione del nucleo si snoda a partire da un vivace percorso
alberato che parte dalla darsena semicircolare e conduce all’ingresso
principale dell’albergo. Si arriva quindi all’ampia hall e
al monumentale scalone con rampa centrale e doppie rampe laterali sostenute
da quattro robusti pilastri in pietra. Lateralmente all’ingresso
si sviluppano le zone di ricevimento con varie salette, un ampio american
bar e gli uffici amministrativi.
Le camere, in totale 205, sono distribuite nei vari blocchi e presentano
tipologie diverse: 28 suites, 77 junior suites, 63 deluxe e 37 camere
doppie. Le sale del ristorante principale dell’albergo, che possono
ospitare fino a 250 persone, affacciano sui cortili interni. Il secondo
ristorante è collocato su un’ampia terrazza coperta con ampie
vetrate e capriate di legno a vista da cui si può godere una vista
incantevole sulla laguna e su Venezia.
Completano il complesso alberghiero, immersi nel verde: un centro congressi
dotato di tre ampie sale, una beauty-farm con zona fitness, un’
edificio in vetro, unica costruzione realizzata ex novo, che ospita manifestazioni
e attività sportive, un ristorante all’ aperto, e inoltre
una piscina esterna, i campi da tennis, un minicampo da golf, alloggi
per il personale ed altri edifici minori di servizio e per impianti.
Gli accordi tra Comune e committenza avevano posto a premessa dell’intera
operazione alcuni obblighi quali il già citato restauro della Chiesa
e la riqualificazione dell’ampia superficie verde in modo da creare
una nuova occasione fruitiva dell’isola in un sistema integrato
capace di immettere nel circuito urbano monumenti e parchi sconosciuti.
Come per gli spazi chiusi anche per l’ampia distesa libera la logica
dell’intervento è stata finalizzata alla rivalutazione delle
caratteristiche esistenti. In questo senso si sono identificati due tipi
di spazi aperti: le corti racchiuse tra i fabbricati e l’area esterna
al complesso alberghiero circondata dal muro di cinta. In realtà
corti e cortili, lungi dal costituire un gruppo uniforme, rappresentano
distinte individualità la cui valorizzazione è diventata
il vero tema del progetto espresso nel recupero delle preesistenze. I
nuovi interventi si sono tradotti quindi in operazioni di dettaglio che
parlano il linguaggio semplice del luogo seguendo la trama del sito. Nuovi
collegamenti e camminamenti diventano inoltre strumenti importanti per
ricreare l’articolazione dell’area frammentata da episodi
edilizi casuali.
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