L’inevitabile declino, nella seconda metà del ‘900, dell’attività industriale veneziana fiorita nel secolo precedente, legato essenzialmente all’anomalia della localizzazione lagunare unitamente al dilagare dell’attività turistica, ha determinato nella città il concretizzarsi di ampie zone dimesse e degradate, concentrate per lo più lungo il bordo lagunare settentrionale e alle porte della città.
Proprio queste aree dismesse sono divenute, da un punto di vista urbanistico, le sole che potessero consentire un vero intervento di ristrutturazione urbana, permettendo il recupero di edifici abbandonati per l’insediamento di nuove attività.
La zona di San Giobbe a Cannaregio, con l’intervento di edilizia popolare dell’area ex Saffa e successivamente con il recupero dell’ex Macello e la sua riconversione in polo universitario, è stata avviata verso una positiva trasformazione e rivitalizzazione urbana e sociale. In questo contesto, l’intervento di recupero degli edifici manifatturieri e la loro trasformazione in residenza promosso dall’Immobiliare San Giobbe ha inteso contribuire al processo di recupero e rivitalizzazione, nel rispetto dei valori architettonici, morfologici e storici determinanti la struttura su cui si è operato.
Tre sono i punti forti del progetto: la liberazione degli spazi dalle superfetazioni per recuperarne la riconoscibilità tipologica, lo sforzo operato per trovare “il taglio” delle unità abitative da inserire negli edifici esistenti, infine il recupero della centralità degli spazi aperti.
Il primo punto ha consentito di liberare gli edifici dagli elementi estranei e di capire con chiarezza su quale tipo di insediamento si doveva concretizzare il progetto. Il risultato è stato quello di individuare due corpi di fabbrica sviluppati in lunghezza, secondo i principi dell’edilizia industriale, organizzati attorno ad una ampio spazio centrale, con funzione di area per la movimentazione dei prodotti. I prospetti venivano caratterizzati da una serie di aperture ritmate secondo le esigenze spaziali dell’attività manifatturiera e per lo più aperti verso lo spazio centrale, meno sui fronti e verso le calli pubbliche.
Operando su questo stato di fatto, il progetto è intervenuto con il mantenimento integrale dell’aspetto esterno dei corpi di fabbrica, mantenendone la volumetria, l’andamento delle coperture e la forometria, inserendo piccoli adattamenti strettamente necessari all’insediamento della residenza. Proprio il tema della nuova attività ha costituito il secondo punto centrale della progettazione. Le stecche si prestano solo in parte all’inserimento di appartamenti, spesso la larghezza del fronte costringe ad uno sforzo nell’organizzazione spaziale che non consente la ripetizione seriale della cellula abitativa. Ma questo apparente ostacolo si è rivelato invece uno stimolo e un’occasione per una progettazione che ha portato alla realizzazione di 42 unità, organizzate, in un corpo, come appartamenti indipendenti sviluppati su tre piani, nell’altro distribuiti attorno a quattro vani scala condominiali e suddivisi in tagli diversi, tra cui alcuni sviluppati solo al piano terra, altri ai piani primo e sottotetto, altri ancora su tre livelli.
Il terzo punto affrontato nella progettazione riguarda il trattamento e la centralità dello spazio aperto. La corte centrale, da semplice spazio funzionale all’attività industriale è stato trasformato in spazio di unione ed equilibrio tra i due fabbricati, centrale nell’organizzazione distributiva ma anche nella definizione e nella riconoscibilità delle volumetria che si fronteggiano. Per il trattamento di questo spazio si è scelto il mantenimento delle sue caratteristiche essenziali, ossia una pavimentazione diffusa in trachite, ma prevedendo un sorta di addolcimento e avvicinamento alla dimensione abitativa mediante l’inserimento di parti trattate a verde, sia con un semplice prato che con piantumazioni. Anche gli elementi di arredo e la progettazione dell’illuminazione esterna connotano l’unitarietà dell’intervento.
Dall’uso dei materiali infine si coglie il senso dell’intero intervento. La scelta del materiale per i serramenti, ossia profili in acciaio, riprende il tema dell’edificio industriale e ne fissa la memoria, la scelta poi del trattamento ad intonaco delle facciate vuole essere un segno della sovrapposizione dell’attività abitativa sulla precedente attività industriale, caratterizzata dal tipico paramento faccia a vista che non aveva, anche per motivi prettamente estetici, più ragion d’essere. Internamente l’uso dei materiali connota la riconoscibilità stilistica di altri interventi, con la scelta di materiali leggeri come il vetro che, oltre a contraddistinguere un filo conduttore nella progettualità, si pone anche come segno distintivo dell’intervento ossia il nuovo che si sovrappone all’esistente.