Palazzo Ferro – Fini, acquistato dalla Regione nel 1973, è composto da due fabbricati, Ca’ Flangini Fini e Ca’ Morosini Ferro Manolesso, affacciati sul Canal Grande a San Moisè di fronte alla chiesa della Salute.
Palazzo Cà Flangini Fini fu realizzato sotto la direzione di Piero Bettinelli attorno al 1640 in loco di due costruzioni precedentemente demolite. In Palazzo Cà Morosini Ferro Manolesso si fondono invece caratteri rinascimentali con elementi gotici com’era tipico del periodo tra il 1460 e il 1510 circa quando i lapidici “gotici” lavoravano affiancati ai “rinascimentali” creando un interessante risultato stilistico di correnti di gusto sovrapposte; il palazzo è sorto su preesistenti costruzioni come testimoniato dalla simmetria varia in facciata tra piano terra, primo e secondo dove i fori non sono incolonnati.
Acquistati dalla famiglia Ivancich a metà del 1800 i due fabbricati furono trasformati nel prestigioso “Grand Hotel” con una sostanziale opera di restauro durata dal 1860 al 1874 che, se da un lato modificava la struttura originaria degli edifici, dall’altra li rendeva rispondenti alle richieste della nuova destinazione d’uso.
L’Albergo, in linea con le strutture alberghiere più lussuose già esistenti in città continuerà ad esercitare la propria attività fino a quando, nel 1972, gli Ivancich venderanno entrambe le proprietà all’Amministrazione Provinciale di Venezia.
Il collegamento violento e la massiccia trasformazione attuata per convertire gli edifici all’uso ricettivo ebbero risultati “devastanti” sui caratteri di ambedue i fabbricati; mentre però in Ca’ Flangini Fini le estraneità di tali interventi rispetto allo schema originario dell’edificio essendo di facile lettura rendevano facilmente recuperabile un distributivo attendibile dell’edificio, Ca’ Morosini Ferro Manolesso uscì stravolto da questa operazione in modo per lo più irreversibile a causa dei notevoli interventi strutturali.
Lo schema di recupero, predisposto nel 1977, prevedeva la liberazione dei saloni e delle sale, il ripristino del cortile d’ingresso, l’individuazione dei cortili interni e delle verticali di servizio e la riconferma o la ricostruzione degli scaloni; questa prima opera di analisi e di “ripulitura”, rivelando aspetti e particolarità sconosciute all’inizio dei lavori, ha consentito l’utilizzo corretto dei saloni del piano terra permettendo di collocare a questo livello le funzioni di servizio e rappresentanza legate maggiormente all’afflusso di pubblico garantendo al personale l’accesso ai piani superiori e lo svolgimento delle mansioni senza sovrapposizione di percorsi. Nella Sala di maggiori dimensioni, che si affaccia sul Canal Grande, è stata progettata la sistemazione della Sala del Consiglio nella quale su svolgono le riunioni del Parlamento regionale e le assemblee più rappresentative.
Per adattare il monumento alle esigenze moderne si è dovuto procedere con un restauro di tipo “creativo” che ha comportato anche l’inserimento di elementi nuovi, ma decisamente caratterizzati, quali la copertura in vetro su più livelli realizzata per consentire la continuità di utilizzo al coperto dell’ antico cortile interno di palazzo Fini liberato dal solaio in laterocemento e i due passaggi in quota, di cui uno esterno in corrispondenza del cortile d’ingresso ed uno interno in corrispondenza della corte interna, necessari per ripristinare il collegamento funzionale delle diverse porzioni separate a seguito dell’eliminazione di alcuni volumi di palazzo Fini.
L’analisi minuziosa dei singoli ambienti ha poi messo in evidenza il grado di conservazione delle singole parti definendo il recupero o il restauro conservativo delle decorazioni parietali e a soffitto, dei pavimenti, degli infissi e delle pietre.
L’atteggiamento critico sviluppato nel definire gli interventi ha permesso di formulare giudizi sulla qualità di ciò che la storia ha tramandato permettendo di scegliere cosa conservare e cosa modificare nel totale rispetto dell’opera senza alterare la qualità del monumento ma arricchendo il restauro conservativo con elementi innovativi funzionali all’utilizzo .