L’EX Aurum si presenta come una costruzione a ferro di cavallo chiusa su una testata rettangolare derivata dalla giustapposizione di tre interventi distinti: la realizzazione del Kursaal nel 1910, l’”addizione” del 1939 e la costruzione delle due appendici simmetriche ai lati del Kursaal nel 1950. Il Kursaal, che insieme alla ferrovia Pescara-Penne e al Piano Liberi del 1910 costituisce il primo atto con cui Pescara si appropria della Pineta per trasformarla in elemento urbano, nasce come infrastruttura a servizio dell’attività di balneazione per essere poi trasformato nel 1919 in Distilleria Aurum. La distilleria conoscerà in un tempo relativamente breve uno straordinario sviluppo sigillato da raffinate e incisive campagne promozionali legate al nome di Gabriele d’Annunzio, illustre figlio di Pescara, che coniò per l’amico Amedeo Pomilio, proprietario della fabbrica, molti dei nomi dei prodotti della Distilleria e alcuni fantasiosi slogan. Nel 1939 l’ampliamento dell’edificio fu affidato all’architetto Giovanni Michelucci il quale, per rendere l’edificio oltre che funzionale alla produzione anche permeabile ad un uso pubblico, progettò un fabbricato razionale con impianto anulare sviluppato attorno ad un ampia corte all’aperto, fruibile dai cittadini, con un nuovo importante accesso verso il mare espressione di un nuovo rapporto con l’esterno. L’edificio venne così ad assumere un ruolo urbanistico - sociale centrale per la città che permarrà anche dopo la chiusura della fabbrica all’inizio degli anni ’70; seppur imperfetto infatti l’Aurum conservava un’immagine forte costituendo un capisaldo, collocato in una posizione sfortunata ma strategica, in grado di tradurre la complessità del tessuto edilizio in qualità urbana.
Recuperare l’Aurum significava dunque oltre che restituire alla città un luogo di incontro anche indicare una “porta” di ingresso alla città per chi proviene dal mare potenziando il ruolo urbanistico dell’edificio, città quindi in senso fisico a città intesa anche come esperienza dei cittadini: luogo legato alla memoria dannunziana, alla virtù del lavoro, allo storico luogo di ritrovo e aggregazione.
La destinazione d’uso di tipo museale, individuata per l’edificio, rispetta il suo valore urbano in quanto elemento qualificante per la Pineta, già trasformata in parco urbano, e i suoi rapporti con la città e insieme il suo valore pubblico in quanto luogo civile espressione della collettività. Il distributivo interno, studiato seguendo la circolazione anulare obbligata dalla morfologia dell’edificio, è diventato un vero e proprio schema espositivo che rifiuta il rigido allestimento per stanze e ribadisce il tema del “percorso” proposto da Michelucci. In questo senso l’edificio, pur essendo nato con diversa destinazione d’uso, viene ad assumere pari dignità rispetto ad altri contenitori nati per questo scopo.
Accanto all’obbiettivo di servire da centro espositivo l’Aurum vuole essere sensibile all’accessibilità stimolando il pubblico mediante aree equipaggiate con supporti mediatici e tecnologici, spazi didattici e di ricerca, luoghi di aggregazione, ristoro, shopping centre, una zona dedicata a museo dell’Aurum e locali di supporto alle esposizioni; all’interno di questo sistema il Kursaal mantiene il suo carattere rappresentativo con la presenza di sale convegni, sale per ricevimento ospiti, uffici amministrativi e spazi per banchetti. La corte interna, liberata dal tamburo centrale che non rappresentava un elemento originale del fabbricato ma una superfetazione funzionale all’attività industriale, oltre che come spazio aperto connettivo tra le varie funzioni e spazio di penetrazione dell’esterno urbano, si viene a configurare, per la sua organizzazione planimetrica, quale cavea naturale in grado di ospitare manifestazioni e rappresentazioni.
Il museo in questo modo diventa accogliente nei confronti della città, si apre verso essa, e la città entra con il suo pubblico nell’edificio che diventa luogo di incontro sociale oltre che di cultura.
Gli interventi di recupero sono stati attuati applicando la logica del restauro e del risanamento conservativo in modo da ridare vita all’edificio senza tradirne la storia.
L’Aurum è parte dell’organismo vivente della città; non è uno spazio appositamente concepito per l’arte ma è da sempre espressione della volontà di incontro degli abitanti ed è proprio per questo suo carattere comunitario che è deputato a diventare simbolo e immagine di Pescara.